Secondo me con la morte di Dio il viandante annuncia ciò che aveva già annunciato Hölderlin con il cielo ormai vuoto degli déi ormai lontani lo spezzarsi tra finito e i infinito, limitato e illimitato. Nella morte di Empedocle, dramma incompiuto di Hölderlin vi è questa tensione in Empedocle, il poeta tra aorgico e organico ossia tra la parola e il suo più profondo significato divino. Empedocle inviso ormai alle autorità locali cercherà poi di comporre questo iato gettandosi nel vulcano un dramma che si compie in un estremo sacrificio, l’unione dell’uomo e la Natura attraverso questa fusione. Tuttavia pure in Nietzsche secondo me permane questa frattura che è poi la frattura tra umano e divino che pure oggi permane nella nostra società totalmente scissa. In cui il futuro è prerogativa esclusiva della tecnica e noi esseri umani fatichiamo a ritornare all’essenza del mondo, dell’essere di noi stessi. Come per Heidegger siamo fermi alla natura fenomenica delle cose convinti però di averne colto pure le essenze. Per Heidegger è nell’angoscia che il nulla che costituisce l’essenza dell’essere si manifesta nel nostro ritrarci. L’unione tra finito e infinito, un ponte potrebbe essere l’argomento per una nuova filosofia che non si accontenti semplicemente di orientarsi all’assoluto come per Hegel per via solo speculativa.

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