Giovane Martin Heidegger

Se compiamo una riduzione fenomenologica dell’essere, lo intravvediamo come scrisse Heidegger, accostato esistenzialmente ad una dimensione temporale e quindi collegato alla dimensione umana dell’esserci. Effettivamente la nostra esistenza stessa, il nostro continuo rinvio alla fattualità dell’esistenza umana che ci rinvia continuamente a ciò che utilizziamo e il nostro riflettere volto alle cose non può essere scevro soprattutto da una dimensione cosciente che va al di là della semplice pretesa scientifica della semplice presenza di un essere i cui enti enumerabili per quantità e tipologia rinviano ad una logica classica di cui si compone la matematica, la fisica, insomma il tipico modo di pensare e agire umano nella sua ricerca delle cause e dei perché che hanno mosso studiosi nella storia umana nel cercare di capire le cause i principi di quell’essere che può essere l’Universo intero.

Tuttavia a mio avviso la concezione fenomenologica dell’essere non può che prescindere da un essere umano il quale diviene ente privilegiato in quanto unico cosciente oltre chiaramente ad altre forme viventi di questa concezione dinamica di un essere che si manifesta, che si apre come orizzonte continuo.

Tuttavia supponendo l’essere non semplicemente come relativo a noi, ma a sé stesso e quindi possibile d’essere relativo da un punto di vista fenomenologico a chiunque possa percepire sé stesso o il mondo pure questo o questa forma vivente che comunque può esistere nell’immensità dell’universo, potrebbe essere pure lui ente che fenomenologicamente ma su altri parametri, per noi ignoti potrebbe percepire un essere totalmente diverso.

Asserisco ciò in quanto la stessa relativizzazione della forma temporale e spaziale che per Kant erano le nostre categorie a priori, ci ritroviamo a dover riproporre la questione di una eternità all’origine di ogni temporalità e che quindi il tempo dell’essere non può essere appunto relativizzato solo a noi esseri umani nella nostra concezione, ma possa avere risvolti fenomenologici totalmente sconosciuti in quanto attribuibili a soggetti per noi al momento ignoti, vedi altri esseri viventi che potrebbero vivere a milioni di anni luce da noi in altre galassie che potrebbero avere una percezione dell’essere totalmente diversa da noi.

Quindi lo svelamento dell’essere così come ci appare a noi davvero vela una verità sulla sua radice totalmente ignota e misteriosa su cui molte altre ipotesi sono possibili a prescindere da una supposta temporalità e esistenza.

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